Nome: Jules Maigret
Padre: Georges Simenon
Professione: commissario di polizia a Parigi
Imponente: cinquantenne «grasso, florido borghese, con la sua pipa, il suo tabacco popolare, con il suo gusto a rischio per il vino e il cibo, con il suo cappello duro, il suo soprabito dal bavero di pelliccia, con il suo ombrello imbarazzante, con le sue scarpe con l’elastico». L’attore Gino Cervi è il suo clone umano meglio riuscito.
Burbero: «un Maigret pesante e imbronciato aprì alle nove la porta degli ispettori»; «rincasò per pranzo e la signora Maigret, dopo aver visto il suo aspetto imbronciato, evitò di fargli domande»;
Metodico: «Ci dica, commissario, qual è il suo metodo?…» (…) «Secondo me, lei è tendenzialmente bergsoniano…».
«Sapeva che, in ogni inchiesta, c’era da superare un momento come quello e che per combinazione, a meno che non fosse un istinto a guidarlo, quasi ogni volta gli succedeva di bere un po’ troppo. (…) Bisognava fare conoscenza il più rapidamente possibile, fare domande, credere o non credere alle risposte, evitare di farsi troppo presto un’opinione. Era quello il periodo in cui uomini e cose erano nitidi, ma un po’ lontani, anonimi ancora, impersonali. Poi, ad un dato momento, quasi senza motivo, tutto si metteva “a gorgogliare”. I personaggi diventavano nello stesso tempo più morbidi e più umani, ma soprattutto più complessi. Ed era allora che bisognava stare attenti».
Armato di psicologia: «Il commissario Maigret, della Polizia giudiziaria, era abituato a veder irrompere prepotentemente nella sua vita persone che gli imponevano la loro presenza per giorni, settimane o mesi e poi venivano di nuovo inghiottite dalla folla anonima. Lo sferragliare del treno scandiva le sue riflessioni, sempre le stesse all’inizio di ogni inchiesta. Questa sarebbe stata appassionante, banale, ignobile o tragica?»
«Prima di tutto, aveva bisogno di comprendere. E’ facile capire un uomo che ha rubato, che ha ucciso per non essere preso, per gelosia o in un accesso di collera o, ancora, per assicurarsi un’eredità. Questi delitti, di normale amministrazione a volte gli davano filo da torcere, ma non lo sconvolgevano mai. “Imbecilli!” era solito brontolare. Maigret infatti riteneva che se i criminali fossero intelligenti non avrebbero bisogno di uccidere. Comunque, riusciva sempre a mettersi nei loro panni».
Riferimenti:
Les vacances de Maigret
Maigret et l’indicateur (dall’Introduzione di O. Del Buono)
La folle de Maigret
Maigret et la vieille dame
Le port des brumes
Maigret tend un piège
(sd)